Santo Stefano

Santo Stefano è una festa liturgica che si celebra il 26 di dicembre, ovvero il giorno immediatamente successivo al Natale. La ragione di questa data sta nel fatto che Santo Stefano fu il primo martire della storia della cristianità e, per questo motivo, il suo nome è celebrato il 26 di dicembre, ovvero il primo giorno successivo alla nascita di Gesù.
In Italia, il 26 di dicembre è un giorno festivo: i lavoratori salariati hanno diritto a riposare, pur percependo regolarmente la loro retribuzione. La quale risulta maggiorata se, durante tale giorno festivo, il lavoratore è tenuto a prestare attività lavorativa. Nel calendario, Santo Stefano è segnato in rosso.
La festa di Santo Stefano rende omaggio al primo dei diaconi di Gerusalemme. Gli «Atti degli Apostoli» raccontano che, dopo la morte di Cristo, i dodici Apostoli erano completamente assorbiti dalla necessità di predicare la parola di Dio e, per questo motivo, non potevano dedicare tempo prezioso al «servizio delle mense». Per ovviare al vuoto che si veniva a creare, i dodici apostoli riunirono i loro discepoli e, fra questi, ne scelsero sette affinché si dedicassero al lavoro amministrativo e al popolo. Il primo fra questi sette fu proprio Stefano, uno dei primi ebrei ad essersi convertito al cristianesimo.
Gli Atti degli Apostoli ci raccontano ancora come Stefano fosse un uomo pio e ben voluto fra i cristiani, ma particolarmente temuto fra gli ebrei. Egli era, ai loro occhi, colpevole di numerose conversioni di fede che avvenivano soprattutto fra i giudei soggetti a diaspora.
Nell’anno 36, alcuni ebrei accusarono Stefano di blasfemia e lo trascinarono davanti al Sinedrio di Gerusalemme, affinché ne giudicasse gli atti. Ma durante il giudizio, Stefano in mistica adorazione acclamò il nome del Figlio di Dio, seduto alla testa del Padre, infervorando ancora di più il popolo. Gli Atti riportano ancora che gli ebrei presenti lo trascinarono via dal Sinedrio e lo lapidarono a morte con le pietre. Questo ci permette di datare il martirio come sicuramente avvenuto dopo la deposizione di Ponzio Pilato (36 d.C.), ovvero in quel periodo di vuoto amministrativo durante il quale Gerusalemme fu governata dal Sinedrio ebraico. Viceversa, se Stefano fosse stato ucciso prima, probabilmente sarebbe stato crocifisso come Cristo. La lapidazione, invece, essendo tipica del popolo ebreo del tempo, ci fornisce un’idea ben precisa riguardo il periodo della morte di Santo Stefano.
Secoli dopo la sua morte, e più precisamente nel 415 d.C., il dotto Gamaliele apparve in sogno ad un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba. Gamaliele non era solo, bensì accompagnato da suo figlio Abiba, dal martire Stefano e dal suo discepolo Nicodemo. Il saggio rivelò al prete Luciano che lui e i suoi fratelli stavano soffrendo molto perché sepolti senza onore, ed indicò a Luciano il punto esatto in cui trovare le loro reliquie, in quel di Gerusalemme.
Con l’accordo del vescovo della città, gli scavi presero il via e rivelarono davvero le reliquie dei santi, esattamente dove Gamaliele aveva rivelato si trovassero. Da allora, le reliquie furono spostate per tutto il mondo cristiano, generando stupore e scalpore e, cosa ben più importante, una grande quantità di miracoli, rendendo Stefano uno dei martiri più amati dell’intera cristianità.
Solo in Italia, ben 14 comuni portano il nome di Santo Stefano, protettore di tagliapietre e muratori, nonché uno dei santi più amati nel nostro paese.
In quanto primo martire della storia della cristianità, la festa di Santo Stefano viene celebrata il primo giorno dopo Natale, ovvero il 26 di dicembre.
In Italia, la festa di Santo Stefano è stata resa un festivo nel 1947, con lo scopo di prolungare le festività natalizie e rendere ancora più solenne il Santo Natale. Soltanto un’altra festa gode delle stesse peculiarità, ovvero la Santa Pasqua, i cui festeggiamenti sono prolungati di un giorno, grazie al Lunedì dell’Angelo anche noto come Pasquetta.
Per quel che riguarda i festeggiamenti, la festa di Santo Stefano viene trascorsa in famiglia e con gli affetti più cari, esattamente come il Natale. Le attività durante questo giorno di festa non sono di molto dissimili a quelle del giorno precedente, con l’immancabile tombolata e i dolci natalizi. In caso di bel tempo, molti italiani scelgono di trascorrere Santo Stefano visitando le città d’arte del nostro paese, come Firenze, Venezia e Roma. Altrimenti, un’altra attività tipica della festa di Santo Stefano è quella di passare il pomeriggio al cinema.
Natale
Il Santo Natale è una festa cristiana che celebra la nascità di Gesù Cristo, avvenuta il 25 dicembre (per le Chiese Occidentali e quelle Greco-Ortodosse), o il 6/7 gennaio per le Chiese Ortodosse che adottano il calendario giuliano, invece del calendario gregoriano.
In Italia, il 25 dicembre è un giorno festivo, ovvero un giorno di riposo retribuito, e per questo segnato in rosso nel calendario. I lavoratori hanno diritto a riposare, pur percependo la loro retribuzione. La quale è maggiorata nei casi in cui il lavoratore non riposi, ma presti attività lavorativa.
Come la maggiorparte delle festività della Chiesa Cattolica, anche il Natale non aveva una data ben precisa. Infatti, in nessuno dei Vangeli è indicata la data esatta della nascita di Gesù Cristo. Quando, nel IV secolo d.C., il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’Impero Romano, l’allora Papa Giulio I decise di utilizzare un periodo dell’anno gremito di feste pagane (il solstizio d’inverno per i Celti, i Saturnali per i Romani, le varie festività per celebrare i raccolti, nel Nord Europa…) per festeggiare la più solenne fra le feste Cristiane: i Natali di Cristo.
La scelta di questo periodo dell’anno fu, probabilmente, premeditata. Lo scopo era quello di riuscire a sradicare le festività pagane, grazie alla solennità della più importante festa Crisiana.
Va fatto notare che, sebbene da allora la data non sia cambiata, strascichi di tradizioni pagane sono ancora presenti durante i festeggiamenti del Natale: lo scambio di doni e lo stesso albero di natale sono tutti elementi che affondano le loro radici in un’epoca antecedente alla nascita di Gesù e del cristianesimo.
Sebbene il Natale rappresenti la festa più importante del cristianesimo, oggi questa festività ha acquisito degli elementi che la rendono più laica e commerciale di quanto non fosse in precedenza.
Innanzitutto, va fatto notare che il Natale cade in un periodo dell’anno tuttora pieno di ricorrenze e festività. Periodo dell’anno che annovera, fra le altre cose, il Capodanno, ovvero il passaggio dall’anno vecchio all’anno nuovo. E che viene chiuso dalla festa dell’Epifania, anch’essa storicamente legata alla nascita di Cristo e ritenuta la festività che celebra il battesimo di Gesù e l’arrivo dei Re Magi da Oriente.
Oggi, il Natale ha assunto aspetti sempre più commerciali. È l’occasione migliore per riunirsi con la famiglia, mangiare insieme e scambiarsi i regali, spesso portati in dono da Babbo Natale, figura legata alle tradizioni nordiche.
Durante tutto il periodo natalizio, le case e i giardini vengono addobbati con luci colorate e festoni. Lo stesso vale per le piazze, dove vengono predisposti presepi delle dimensioni più svariate e alberi di natale appositamente addobbati. L’addobbo dell’albero di Natale è una prassi ormai abbondantemente diffusa nel nostro paese: gli abeti, veri o finti, sono predisposti all’interno delle case e decorati con luci, palline e festoni colorati.
Una tradizione particolarmente sentita, e che affonda le sue radici nel Medioevo, è quella dei presepi viventi. Essi sono tipici di tutta la penisola, e soprattutto dei centri medievali, che ben si prestano alla predispozione di scene natalizie che rievocano la nascita di Gesù.
Nei paesi del Nord Europa (come la Danimarca, la Svezia, l’Olanda, la Finlandia etc.) la tradizione di Babbo Natale e dei suoi folletti è particolarmente sentita e fa da protagonista durante i festeggiamenti di Natale. I bambini scrivono delle letterine da inviare a Santa Claus il quale, poi, distribuisce i doni grazie all’aiuto delle sue renne, guidate dalla renna Rudolph.
Questa tradizione tipica del Nord Europa si è diffusa in maniera capillare in tutto il mondo, megli ultimi 70 anni, grazie soprattutto al cinema e alla televisione. Essa è oggi una delle tradizioni più conosciute e sentite, diffusa anche in paesi non cristiani, quali la Cina e il Giappone.
Tipico dei paesi del Nord, della Germania e della Gran Bretagna è anche il calendario dell’Avvento, che i bambini sfogliano giorno dopo giorno, man a mano che il 25 dicembre si avvicina. In Gran Bretagna, i bambini appendono delle calze vuote ai caminetti, che poi saranno riempite da dolci e regali.
In Spagna i festeggiamenti sono abbastanza fedeli a quelli italiani. La maggiore differenza sta nel fatto che lo scambio dei doni avviene in 6 gennaio, con l’arrivo dei Re Magi. La loro tradizione è particolarmente sentita nella penisola iberica, con tanto di sfilate a cavallo e manifestazioni in costume per ricordare il loro arrivo alla grotta di Betlemme.
Nei paesi dell’emisfero australe, l’estate va dal 21 dicembre al 21 di marzo. Per questo motivo, il Natale cade in piena estate in paesi come l’Argentina, il Brasile o l’Australia.
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Vigilia di Natale

La Vigilia di Natale è una ricorrenza molto sentita nel nostro Paese, in particolare nelle zone centro-meridionali d’Italia. Essa cade la notte del 24 di dicembre, ovvero il giorno antecedente alla nascita di Gesù Cristo. Pur non essendo un giorno festivo, è una ricorrenza molto sentita perché celebra il ricordo della nascita di Gesù nella grotta di Betlemme. Questa scena, particolarmente amata dai fedeli cristiani, è rappresentata nei presepi simbolici e nei presepi viventi di tutto il mondo.
Per i fedeli, il momento più importante della Vigilia di Natale è la Santa Messa di mezzanotte, alla quale ci si prepara tutta la sera, durante un’attesa che viene trascorsa insieme alle persone più importanti della propria vita, e quindi con la propria famiglia e gli amici più cari. È un momento di unione, durante il quale i fedeli si preparano al ripetersi del miracolo della nascita di Gesù. A livello liturgico, la Vigilia di Natale è l’ultimo giorno d’Avvento, nonché il primo giorno del Tempo di Natale, ovvero il primo giorno di quel periodo dell’anno che, secondo la Chiesa Cattolica, inizia con la Vigilia di Natale e finisce la prima domenica seguente all’Epifania.
Solo in tempi più recenti, la Vigilia di Natale ha assunto caratteristiche sempre più commerciali, trasformandosi in una festa moderna particolarmente sentita anche in paesi lontani e fra i non credenti. L’elemento che la caratterizza è la cosiddetta «cena della vigilia», ovvero un gran cenone che coinvolge le famiglie al termine del quale vi è lo scambio dei doni, anche in presenza di alcune figure non esattamente legate alla cristianità come Babbo Natale. Quest’ultimo, mutuato dai paesi del Nord Europa, secondo la tradizione arriva proprio durante la notte di Natale attraverso i comignoli o le finestre delle case, per dispensare doni ai bambini buoni.
In Italia, la Vigilia di Natale non è festeggiata allo stesso modo da Nord a Sud. In particolare, nei paesi del Nord Italia non c’è l’abitudine di riunirsi con i propri parenti per la famosa cena della vigilia. Durante il 24 dicembre, i fedeli attendono la Santa Messa di mezzanotte, dopo la quale è usanza scambiarsi gli auguri nei sagradi delle chiese o negli oratori, spesso scaldandosi con un bicchiere di «vin brulé», per poi trascorrere il resto della serata fino all’alba in compagnia di parenti o amici.
Nell’Italia centro-meridionale, la tradizione è leggermente diversa e i fedeli si riuniscono ancor prima della messa di mezzanotte, per trascorrere insieme la cena della Vigilia di Natale. Si tratta di una cena di magro, ovvero durante la quale non si consuma carne, bensì quasi solo ed esclusivamente pesce con contorno di verdure. Questa caratteristica deriva dall’interpretazione dei Vangeli e delle Sacre Scritture. In effetti, ad un’attenta lettura, si scoprirebbe che la vigilia di Natale dovrebbe essere un giorno di raccolta e di totale digiuno. Tuttavia, le interpretazioni più recenti vedono nel digiuno non un semplice astenersi dal consumo di cibo, bensì un consumo di cibo più austero e l’astinenza dalla carne. La ragione di ciò consiste nel fatto che, in passato, la carne era un bene di lusso e quindi rappresentava l’antitesi rispetto al periodo di preghiera e di raccolta rappresentato dal Natale.
Ovviamente, questa ricorrenza non è sentita soltanto in Italia, ma in tutti i luoghi di religione cristiana, in particolare di fede cattolica. Alcuni esempi caratteristici li troviamo:
- a Cuba, dove si trascorre la vigilia di Natale banchettando fino all’alba in compagnia di amici e parenti;
- in Messico, dove è tradizione rompere le pentolacce di cartapesta contenenti dolci e frutta candita;
- in Gran Bretagna, dove la vigilia di Natale è molto sentita e si festeggia con una cena sontuosa a base di tacchino farcito, prosciutto arrosto e dolci vari, nonché frutta secca. Sempre la sera della vigilia, i bambini appendono le calze ai caminetti in attesa dei doni di babbo Natale e, per ringraziarlo, lasciano in cambio un bicchiere di latte e un dolce nei pressi del caminetto o dell’albero di Natale. Dopo cena, è consuetudine recarsi presso le piste di pattinaggio sul ghiaccio all’aperto, dove sono organizzate speciali sessioni di pattinaggio con musica fino a notte fonda;
- in Ungheria, dove è consuetudine addobbare l’albero di Natale la notte della vigilia.
Secondo Avvento

L’avvento è un periodo liturgico dei paesi che aderiscono alla fede cristiana. Si tratta di un periodo di tempo che precede il Natale e segna l’inizio del nuovo anno liturgico. Il suo nome deriva dal termine latino «adventus» che significa «venuta», anche se nell’accezione più comune è interpretato come «attesa».
Secondo il rito romano della Chiesa Cattolica, ovvero il rito vigente nel nostro paese, l’Avvento dura quattro settimane, ciascuna contenente una domenica.
Ogni domenica d’avvento prende il nome dalle prima parole dell’introito, il canto della processione d’ingresso che introduce alla Santa Messa.
La seconda domenica d’avvento prende il nome latino di «Populus Sion, ecce Dominus veniet ad salvandas gentes». Essa vede in Giovanni Battista la figura di riferimento, in quanto Giovanni Battista annuncia con la sua parola l’imminente venuta di Gesù Cristo.
Come durante le altre domeniche antecedenti il Natale, anche la liturgia della Seconda Domenica dell’Avvento è dedicata alla preparazione dei credenti, in attesa della nascita di Gesù. La preghiera è volta a ritrovare la fede e la speranza nell’imminente nascita di Cristo.
Primo Avvento

L’avvento è un periodo liturgico dei paesi che aderiscono alla fede cristiana. Si tratta di un periodo di tempo che precede il Natale e segna l’inizio del nuovo anno liturgico. Il suo nome deriva dal termine latino «adventus» che significa «venuta», anche se nell’accezione più comune è interpretato come «attesa».
Secondo il rito romano della Chiesa Cattolica, ovvero il rito vigente nel nostro paese, l’Avvento dura quattro settimane, ciascuna contenente una domenica.
Ogni domenica d’avvento prende il nome dalle prima parole dell’introito, il canto della processione d’ingresso che introduce alla Santa Messa.
La prima domenica d’avvento o Primo Avvento prende il nome latino di «Ad te levavi animam meam». Con la messa di questa domenica ha effettivamente inizio il nuovo anno liturgico, ovvero, nella concezione cristiana, un tempo di speranza e di preghiera in attesa della venuta di Gesù Cristo che si compirà con la sua nascita, il 25 di dicembre.
Questo percorso è segnato dalla lettura delle scritture del profeta Isaia, eccetto nella seconda domenica d’avvento.
Festa della Mamma
La festa della mamma è una ricorrenza di natura civile che viene celebrata in tutto il Mondo, per onorare la figura materna e più in generale la maternità. Sebbene questa festività sia diffusa in moltissimi paesi, non esiste una data unica, comune a tutti, per i suoi festeggiamenti. La sua data varia da paese a paese: in Italia, la festa della mamma cade la seconda domenica di maggio, come accade in molti altri paesi del Mondo fra cui la Svizzera, l’Australia, gli Stati Uniti d’America, il Giappone e la Germania.
In Italia, la ragione di ciò va cercata nel fatto che la festa della mamma è sempre stata una ricorrenza civile, ma non un giorno festivo di riposo retribuito. In origine, questa ricorrenza era festeggiata l’8 maggio, ma a partire dal 2000 si è deciso di spostarla alla seconda domenica dello stesso mese.
Se è pur vero che in questo modo la festa della mamma è diventata mobile, è anche vero che, cadendo sempre di domenica, le famiglie italiane hanno modo di passare questa ricorrenza insieme.
Durante tutta la storia dell’umanità, è possibile rinvenire diverse tradizioni che in qualche modo possono somigliare alla festa della mamma. Tuttavia, possiamo affermare senza ombra di dubbio che la festa della mamma come la conosciamo oggi è una ricorrenza moderna, nata da esigenze moderne quali l’appello alla pace fra i popoli, in nome di una figura — quella materna — comune a tutta l’umanità.
Le origini più antiche sono quelle statunitensi. Ne troviamo già traccia nel lontano 1870, ad opera della pacifista Julia Ward Howe, la quale propose la «giornata della madre per la pace» come iniziativa contro la guerra.
La sua proposta, tuttavia, non ebbe il successo sperato e bisognò attendere oltre trent’anni perché «The Mother’s Day» prendesse vita. Accadde ad opera di Anna Jarvis, che nel 1908 ottenne l’autorizzazione per un memoriale in onore di sua madre — Ann Reeves Jarvis — la quale era stata un’attivista per la pace, durante la guerra civile statunitense, che aveva aiutato soldati feriti di entrambi gli schieramenti.
Anna Jarvis aveva iniziato la sua campagna per il riconoscimento di un giorno di festa nazionale già nel 1905, ovvero l’anno della morte della madre. Dovette attendere cinque anni prima che diversi Stati, fra cui la Virginia (stato natale di sua madre), riconoscessero l’importanza della figura materna, istituendo per la prima volta nella storia una giornata di festa espressamente dedicata a tutte le madri e all’amore materno.
Solo nel 1914, il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson promulgò il disegno di legge che certificava la nascita della festa della mamma, e scelse come sua data la seconda domenica di maggio, data rimasta invariata in molti paesi che hanno mutuato tale ricorrenza dagli Stati Uniti d’America.
In Italia, l’usanza di festeggiare la festa della mamma nasce negli anni ’50. Le origini italiane di questa ricorrenza sono di due diverse nature: da una parte abbiamo la spinta commerciale, con la festa della mamma espressamente ispirata ai festeggiamenti che già da quarant’anni si svolgevano negli USA. Dall’altra abbiamo la spinta religiosa, che celebra la mamma come valore cristiano, ispirandosi non tanto alla singola figura materna, ma a quella di Maria, madre di Gesù.
Nel nostro paese, la festa delle mamme rimane una delle ricorrenze più amate e durante tale giornata si svolgono numerose iniziative, molte delle quali di natura solidale. La più famosa in ambito nazionale è quella voluta dall’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Durante i festeggiamenti in piazza, è possibile acquistare le azalee dell’AIRC, il cui ricavato va a favore della ricerca.
Nelle scuole, invece, i bambini sono chiamati ad onorare la figura materna con lavoretti fatti a mano che vengono poi donati alle rispettivi madri in segno di affetto e di rispetto.
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Domenica delle Palme

La Domenica delle Palme è una ricorrenza cristiana, osservata dai cattolici, dagli ortodossi e dai protestanti. Essa viene festeggiata la domenica antecedente alla Domenica di Pasqua e, chiaramente, è un giorno festivo, cadendo di domenica che — in Italia — è sempre un giorno di riposo retribuito.
Con la Domenica delle Palme ha inizio la Settimana Santa, tuttavia, molti pensano che essa ponga anche fine alla Quaresima. In realtà non è così, in quanto la Quaresima termina il giovedì santo, ovvero il giovedì antecedente la Domenica di Pasqua.
Durante la Domenica delle Palme si ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, avvenuto a cavallo di un asino, mentre la folla ne osannava il nome e agitava rametti di palma e di ulivo in suo saluto.
Proprio in onore a questa tradizione, la messa della Domenica delle Palme ha inizio all’esterno della chiesa dove verrà recitata la liturgia e dove la folla è radunata in attesa del sacerdote che, quel giorno, benedirà i rami di ulivo e di palma, prima di dare inizio alla processione che conduce in chiesa.
Anche il rito della liturgia è peculiare: si celebra la messa leggendo tre passi della «Passione di Gesù» e il sacerdote, al contrario di tutte le altre domeniche di quaresima, può indossare i paramenti di colore rosso.
Terminata la messa, i fedeli tornano a casa con le loro foglie di palma e i rametti d’ulivo benedetti, che rimarranno dentro casa un anno intero in attesa della nuova Domenica delle Palme, dell’anno a venire. In alcune zone della nostra penisola è tradizione intrecciare le palme per farne dei piccoli ornamenti dalle forme varie, come quella del cammello, che poi vengono scambiati o donati ai bambini in segno di pace. Non è raro che i bambini possano intrecciare le palme benedette e poi venderle, per offrire il ricavato in dono ai più poveri. Nel qual caso, di solito questa pratica avviene nel sagrado della chiesa o nei suoi pressi.
La prassi di benedire i rametti di ulivo e le foglie delle palme è storicamente consolidata durante i secoli. Si hanno sue notizie certe già dal lontano VII secolo d.C., sebbene tracce più antiche possano essere fatte risalire al IV secolo d.C., durante il quale i fedeli erano soliti omaggiare tale data nella città di Gerusalemme. Tale prassi fu poi introdotta nella liturgia Siriana e in quella Egiziana, e non è da escludere che proprio dalla Siria e dall’Egitto sia stata portata in Europa.
Tutte queste usanze tipiche dell’Oriente avevano un forte impatto emotivo e toni spesso drammatici. Dall’Oriente, è verosimile che siano passate in Spagna e quindi in Gallia: lo testimonia il fatto che l’usanza di benedire le palme fu mantenuta. Essendo questo particolare proprio di origine orientale, con radici ben note a Gerusalemme, è da escludere che la Festa della Domenica delle Palme abbia avuto origini proprie in Europa, mentre è più corretto immaginare che tale rito e la processione in omaggio a Gesù trovino origine proprio a Gerusalemme. Ed è per questo motivo che i critici di storia e religione datano così indietro l’origine di festeggiare la Domenica delle Palme.
Andando avanti nel tempo, si ha notizia della sua celebrazione in Gallia, nel VII secolo d.C. e poi ancora nell’VIII secolo, quando compare per la prima volta il nome di «Die dominica in palmas«, nel Sacramentario Gregoriano: Domenica delle Palme, appunto.
A Roma, la troviamo introdotta per la prima volta nell’XI secolo, dove aveva già il carattere di processione, in memoria del giorno in cui Gesù entrò a Gerusalemme, osannato ed acclamato dalla folla di fedeli.
In Italia, la Domenica delle Palme è una ricorrenza molto sentita e sono in molti i credenti a partecipare alla liturgia di questo giorno così importante durante l’anno cristiano. Sembra che l’usanza di benedire i rami di ulivo sia particolarmente diffusa nel nostro paese, soprattutto vista la scarsità di piante di palma nei territori del centro e del nord Italia.
Durante la Domenica delle Palme, il Santo Padre tiene un’omelia da San Pietro, con cui si rivolge ai fedeli lì riuniti benedicendoli e donando messaggi di speranza.
Pasqua
La Pasqua è una delle festività più importanti del Cristianesimo. Essa ha lo scopo di celebrare la risurrezione di Gesù, così come narrata nella Bibbia e avvenuta il terzo giorno dopo la sua morte sulla collina chiamata Golgota-Calvario.
In Italia, la Pasqua è un giorno festivo, ovvero un giorno in cui il lavoratore ha diritto a riposare, pur essendo retribuito. Va comunque fatto notare che, cadendo di domenica — che è sempre un giorno festivo — la Pasqua sarebbe un festivo a prescindere.
A differenza di altre festività, la Pasqua ha data variabile e si basa sul calendario lunare, così come la Pesach, la Pasqua ebraica, a cui è strettamente legata. Infatti, sempre secondo le Sacre Scritture, la passione e crocifissione di Gesù sarebbero avvenute proprio in coincidenza della Pasqua ebraica, che veniva celebrata in corrispondenza della luna piena di marzo/aprile. Durante il Concilio di Nicea, da una interpretazione delle sacre scritture di S. Paolo, si stabilì che la data della Pasqua cristiana doveva cadere la domenica successiva al plenilunio di marzo/aprile, ovvero in un arco di tempo che può andare dal 22 marzo al 25 aprile.
Per questo motivo, la Pasqua non ha una data fissa. E lo stesso vale per altre festività legate alla Pasqua, quali la Pentecoste e la Quaresima.
Secondo la liturgia, la Pasqua deve essere preceduta da un periodo di astinenza e digiuno che dura 40 giorni. Esso è chiamato Quaresima ed inizia con il mercoledì delle Ceneri. L’ultima settimana di Quaresima si chiama Settimana Santa. Essa è un periodo pieno di importanti ricorrenze liturgiche che iniziano con la Domenica delle Palme, per terminare con la domenica successiva, ovvero la domenica di Pasqua.
Fra le tradizioni pasquali del nostro Paese, ricordiamo soprattutto la benedizione delle palme e dell’ulivo che avviene durante la domenica delle Palme. Questa tradizione ricorda il giorno dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, dove fu accolto dai fedeli che omaggiavano il suo ingresso sventolando al cielo delle palme. I rametti d’ulivo benedetti durante la messa della Domenica delle Palme sono regalati ai fedeli per ricordare la passione di Cristo e vengono conservati tutto l’anno, in attesa di essere sostituiti dai rametti nuovi, l’anno successivo.
Un’altra tradizione che ha assunto connotati sempre più commerciali è lo scambio delle uova di Pasqua. In principio si trattava di vere e proprie uova colorate che stavano ad indicare la rinascita, ovvero la Risurrezione di Cristo. Oggi, le uova sono state sostituite da uova di cioccolato spesso contenenti delle sorprese, regalate ai bambini italiani durante la Domenica di Pasqua.
Un altro dolce legato a questa festività è la colomba pasquale. Essa ha origine in Lombardia, durante gli anni ’30 del 1900. Si tratta di un dolce il cui impasto originale ricorda molto quello del panettone, infatti le prime colombe pasquali furono create dalla ditta milanese Motta che si occupava già nella produzione dei panettoni natalizi. La ditta milanese decise di creare un dolce per celebrare la Santa Pasqua, così all’impasto del panettone furono apportate delle modifiche, come l’aggiunta dell’aranciata candita che sostituì l’uva passa, e la glassatura di mandorle a ricoprire il dolce. La forma ricorda la colomba, simbolo di pace.
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Festa del Papà
La festa del papà è una ricorrenza civile diffusa praticamente in tutto il mondo, per onorare la figura paterna e la sua importanza all’interno della famiglia. In buona parte dei paesi dove viene festeggiata, questa ricorrenza cade la terza domenica di giugno. Non così in Italia, dove tale ricorrenza è festeggiata il 19 marzo.
In quanto ricorrenza civile, la festa del papà non è un giorno festivo, segnato rosso in calendario. Per cui i lavoratori sono tenuti a lavorare, salvo il 19 marzo sia una domenica.
La storia della festa del papà è piuttosto recente. Questa ricorrenza, così come la conosciamo noi in tempi moderni, risale ai primi decenni del XX secolo e nacque per completare la già instituita festa della mamma. Come è facile intuire già solo dal nome, la festa del papà rende omaggio alla figura paterna ed è nata per festeggiare la paternità e i padri in generale. Durante questa giornata di festa, i figli di tutte le età rendono onore al proprio padre, spesso facendoli dei doni che hanno lo scopo di ringraziarlo del più grande dono che ogni padre ha dato loro: la vita.
La prima volta in cui si festeggiò la festa del papà fu il 5 luglio del 1908, in Virginia, e più precisamente nella città di Fairmont, per commemorare la morte di oltre 361 uomini — 250 dei quali, padri di famiglia — nel disastro minerario di Monongah. Va detto che quella commemorazione rimase circoscritta all’area del Fairmont, mentre nel 1910, una nuova celebrazione della festa del papà si tenne a Spokane, nello stato di Washington, ad opera di Sonora Smart Dodd. Sonora era figlia di un veterano della guerra civile, un padre single che aveva cresciuto da solo ben sei figli, con affetto e grande spirito di sacrificio. L’anno precedente al 1910, Sonora era rimasta colpita da un sermone voluto da Anna Jarvis per commemorare la madre e tutte le figure materne, a tal punto da proporre al proprio pastore che un egual sermone fosse tenuto in memoria del padre scomparso.
Fu grazie alla sua spinta e alle sue iniziative che il 19 giugno del 1910 si tenne il primo sermone che commemorava i padri della città di Spokane, per la loro importanza e i sacrifici fatti per crescere i rispettivi figli.
Si trattava ancora di una festa locale, ma erano state gettate le basi perché iniziasse un lungo movimento il cui scopo era quello di far riconoscere tale ricorrenza a livello nazionale.
Durante gli anni ’20, il movimento per il festeggiamento della festa del papà perse vigore, ma lo riacquistò con forza durante gli anni ’30, quando Sonora Smart Dodd tornò attivamente sul campo per il riconoscimento di quella festa a lei così cara. Ciò che Sonora non riusciva a comprendere era come i padri fossero soggetti ad un diverso trattamento rispetto alle madri, la cui festa era ormai stata instituita a livello nazionale.
La verità è che la festa del papà era appoggiata soprattutto dai commercianti che vedevano in essa una fonte di lucro. I detrattori della festa del papà sostenevano che dietro i buoni propositi della festa vi erano gli intenti assai più biechi delle organizzazioni che, da quella festa, avrebbero solo tratto un vantaggio economico. Fu per questo motivo che tale ricorrenza venne osteggiata per oltre 40 anni, e solo nel 1966, il presidente Johnson stabilì in maniera ufficiale che una festa in onore del padre doveva essere tenuta ogni anno, la terza domenica di giugno, per onorare la figura paterna nello stesso modo in cui si onorava da ormai 50 e più anni quella materna.
La festa del papà cade il 19 di marzo in molti paese di tradizione cattolica, come l’Italia, la Spagna e il Portogallo. In particolare, fu scelta tale data perché la festa del papà nei paesi appena citati è fortemente legata alla festa dedicata a San Giuseppe, in quanto padre putativo di Gesù.
Il culto di San Giuseppe è molto antico. Di sicuro era già onorato durante l’Alto Medioevo, tant’è che molti ordini religiosi ne festeggiavano la figura il 19 di marzo, data della sua morte secondo la tradizione cattolica.
In Italia, la festa del papà è conosciuta anche come «festa del babbo«. Essa trae origini da queste tradizioni alto-medioevali ed è per questo motivo che cade il 19 di marzo.
Ad onor del vero va detto che, con il trascorrere del tempo, questa festività ha assunto aspetti più moderni e commerciali, probabilmente risentendo degli influssi americani.
Oggi rimane una delle ricorrenze più amate del nostro paese, con iniziative soprattutto in ambito scolastico e mercatini all’aperto o in piazza, anche complici i primi giorni di primavera.